Crocifissione
Crocifissione
Dovrebbe essere una scena piena di pathos e di dolore, ma non è ciò che traspare dalla raffigurazione.
Pur essendo ben curata e dettagliata (le pose che denotano la tragicità del momento vissuto dai personaggi, i rivoli di sangue che scendono dalle ferite del Cristo…) ciò che aleggia è pacatezza, la quiete nel dolore perché a vincere non è stata la morte: Cristo, re vittorioso non è ingabbiato dalla croce ma su di essa sembra posare in un eterno abbraccio a quell’umanità per la quale ha donato la sua vita. Il suo corpo non è quello di
un torturato prossimo alla morte ma quello risorto, a proclamarlo sono i suoi occhi chiusi quasi fosse addormentato, è il suo limbo con le scritte greche O, W, N (o anche “O, Ω, N”) e simboleggiano il nome di Dio “Colui che è” non “colui che era”.
Ai lati della croce sono Maria e Giovanni, l’una a destra, l’altro a sinistra. La vergine è nella sua posa classica di dolore (come Giovanni), la mano sinistra portata al volto esprimono il suo cuore trafitto, mentre con la mano destra indica suo figlio, Lei sarà sempre colei che indica all’umanità la via da seguire, in questo caso non solo Gesù ma anche simbolicamente la croce. Alle spalle di quest’ultima sono le mura di Gerusalemme…
Gesù è rappresentato fuori dalle mura della Città poiché da essa è stata rifiutato. Dai suoi piedi scendono i rivoli di sangue delle ferite che arrivano a bagnare simbolicamente il cranio di Adamo, posto nelle tenebre degli inferi (l’oscura grotta ai piedi del piccolo colle che rappresenta il monte Tabor) che così riceve finalmente il lavacro della redenzione insieme con tutta la terra.
http://www.sermig.org/nponline/163-articoli/15022-la-crocifissione
http://www.webalice.it/giovanni.fabriani/icone/testi/feste_mobili.htm