In questo articolo tenteremo di analizzare e comprendere le ragioni che differenziano in modo categorico l’Iconografia dalla pittura.
Nascerebbe spontaneo chiedersi “perché mai effettuare una distinzione?”.
Si parte dal concetto che l’Iconografia è Sacra, non sacrilega; non è altro che una trasposizione visiva della Sacra Scrittura e di tutto ciò che vi attiene. Cristo parla agli uomini, i quali – effusi dallo Spirito Santo – trascrivono con sapienza e coscienza il messaggio senza alterarne la simbologia ed il significato.
Chiunque impugni un pennello è in grado di definirsi un pittore, chiunque dipinga pensieri e percezioni della propria mente può definirsi artista; l’iconografo invece, che già di per sé dovrebbe vivere una vita di meditazione in armonia con Dio ed i fratelli, dedica se stesso affinché la massima espressione della cristianità in ogni sua sfaccettatura possa coinvolgere e sensibilizzare il cuore di ogni spettatore.
E’ a dir poco un lavoro stancante, logorante, capace di mettere a dura prova i nervi più saldi; nulla può essere lasciato al caso poiché ad ogni piccolo dettaglio potrebbe essere correlato un significato profondo, specifico. Ma alla fine, quando ogni tassello ritrova posizione all’interno del puzzle, il sacrificio e la sofferenza vengono ampiamente ripagati dalla gratificante armonia di colori, dall’appagante dolcezza degli sguardi di un volto, dal piacere di un incontro in preghiera con Lui.